Cardinale e il Milan da rivoltare. Con l'aiuto di Ibrahimovic

INVIATO A ROMA – Tutti sotto esame, da qui alla fine della stagione. Gerry Cardinale è stato chiarissimo da Londra, con parole che lasciano adito a zero dubbi. Una linea che coinvolge anche Zlatan Ibrahimovic, braccio destro del patron del Milan: «Io e Zlatan non siamo soddisfatti di non essere i numeri uno in Serie A. Non ci basta non fare male e abbiamo ancora tanto lavoro davanti». Ce l’hanno loro e ce l’ha la squadra perché, dopo aver perso malamente contro il Monza e non aver saputo travolgere le difese dell’Atalanta, i rossoneri sono attesi da un anticipo chiave in casa della Lazio, sul campo furono bastonati 4-0 la passata stagione. È una partita in cui non soltanto rafforzare ulteriormente il terzo posto in chiave Champions, ma in cui dare risposte convincenti sul campo.

Cardinale, Leao e il Milan che deve svoltare

Perché Cardinale se le attende da tutti: da Rafael Leao, il rossonero più pagato e che contro l’Atalanta ha ritrovato la via del gol dopo un’attesa infinita, agli altri big e a quelli che non sono big. Perché l’intenzione del patron è quella di dare una sterzata al gruppo, dopo aver preso un club scudettato dalla gestione Elliott e aver vissuto una stagione e mezza travagliate. Non soltanto alla squadra. Perché Stefano Pioli dovrà fare qualcosa di speciale anche in Europa se vorrà mantenere la panchina con un contratto che scade nel 2025: giovedì si parte con il match di andata al Meazza con lo Slavia Praga in un ottavo di Europa League abbordabilissimo ma da non sottovalutare, visto il livello medio delle avversarie nelle fasi a eliminazione diretta.

Milan, la questione stadio ma non solo

A proposito di Meazza, anche qui la voglia di voltare pagina è enorme. Cardinale ha preso una decisione e intende portarla a termine, costruendo un nuovo impianto in prima persona a San Donato, alle porte di Milano («Creerò una compagnia per realizzare lo stadio del Milan e non sono quello»), con buona pace del sindaco Beppe Sala. Il patron statunitense in questi mesi ha studiato la nuova realtà, ha intuito quali fossero le potenzialità e toccato con mano quali fossero gli ostacoli del calcio italiano. Ed è partito. Intende ribaltare il tavolo con i fatti e non con le parole cui ci hanno abituato da troppo tempo dirigenti vari. Aver voluto una persona concreta e diretta come Ibrahimovic al suo fianco è stata la prima indicazione di quale direzione avrebbe preso.

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